... and yet I do.
https://www.youtube.com/watch?v=UqCBnLO_jqk
Die/rection
... Destinazione tuttora sconosciuta...
Saturday, February 20, 2016
Thursday, July 18, 2013
Cose che (non) c'e[nt]rano
Io parlo e le mie scarpe vanno a pezzi
e mi domando -ma poi i vagoni, i pullman, i covoni
di gente intransigente,
l'effimera diatriba dello specchio
dentro i cessi -
il tuo vestito rosso non ti salva,
e ti condanna
la trita e querula prosopopea
imposta a quegli astanti -
sentivo quel sapore di sudore,
una risposta -
dimenticavo l'ascesa dei prezzi.
Monday, July 15, 2013
Quello che avevi
Eri bella la volta che non c’ero,
e ancora spero di trovarti intera
a tarda sera.
Il sole a volte illumina la sorte,
le corte barzellette di un minuto
appena avuto.
Eri bella le volte che non c’eri,
l’altroieri o qualche secolo passato
in un afflato.
Quanto sapevi
Condiva le mie estati troppo brevi.
Saturday, July 06, 2013
Troppa folla.
A vent'anni è facile ammazzarsi. Basta un accordo, che tu lo suoni o che lo ascolti, una chitarra o una tastiera vintage.
A quarant'anni, a ben vedere, è uguale.
Solo che i freni mordono di più. E inoltre, a ben vedere, tu sei più vintage del tuo garage.
Cominci a chiederti, a quel punto, quand'è che hai cominciato a chiederti perché.
Ti sembra ieri.
Per farla facile sei maschio, e allora giocoforza ad una donna tornerai - quella con cui, va da sé, non sarai stato mai.
E non le chiederai ragioni né pigioni: ti fermerai sull'uscio dell'angoscia, se va bene, e non sarai importuno, timido e gratuito.
Le volte, le troppe volte che hai ceduto non è servito ad altro che all'ipertrofia del nulla, né quindi cerchi culla alcuna al tuo parlare invano.
E d'altra parte.
Chi potrebbe.
Chi saprebbe.
Chi vorrebbe dare fiato alla mostruosità del fato?
Nove miliardi sono fin troppo faticosi a scriversi, figurati capirli, prenderli, vederli.
Non scherziamo.
Sarebbe così bello dire tutto - ma la pelle, perdio, tutta la pelle...
Non sono mai riuscito a scrivere un diario.
Friday, June 28, 2013
Tuesday, May 28, 2013
Aggiusta l'istanza
Troppo vecchio per cronache d'assalto,
subappalto pensieri malcelati
e poco digeriti.
Balbetto vani e triti
tentativi sul maculato asfalto
di troppo giovani corsie d'accesso.
Poco importa sapersi come un fesso.
subappalto pensieri malcelati
e poco digeriti.
Balbetto vani e triti
tentativi sul maculato asfalto
di troppo giovani corsie d'accesso.
Poco importa sapersi come un fesso.
Monday, May 27, 2013
L'angusta distanza
Se mai potessi avere una certezza
sarebbe sull'assenza
della costante cosmica inerente
il numero di sigarette accese
al tuo cospetto tacito -
l'urlo seguente essendo
l'eco esausta di torbide presenze.
sarebbe sull'assenza
della costante cosmica inerente
il numero di sigarette accese
al tuo cospetto tacito -
l'urlo seguente essendo
l'eco esausta di torbide presenze.
Wednesday, May 22, 2013
Arconte con te, vel shift
Da agnostico mi è ostico riconoscere i miei santi, ma tanti errori non bastano all'afrore: occorre invece soltanto una parola, taciuta o detta nella fretta.
Con questo dovrei avere soddisfatto la sete di ruggine alle sbarre, e torno al bianco declinato nei decenni.
La fisica donata al popolo soccorre: il bianco essendo la somma dei colori, è quanto più distante dal vuoto circostante. Evidentemente non bastava.
Ricomincio e rifinisco.
Il bianco, dicevo, non è il vuoto. O perlomeno non è la sua paura.
Sa bene il fumatore che il bianco è la cartina presto piena di tabacco.
E tuttavia c'è bianco e bianco, anche a non essere creativi dell'ultimo prodotto per bucato.
Lo specchio, ad esempio, non è bianco, ma l'iride vi annega facilmente, immemore di quanto la circonda - e vorrei pure vedere quell'occhio che si guarda, teoria dell'infinito speculare senza fine e senza inizio.
Punto e a capofitto.
Dicevo, il bianco è un'altra storia, parente stretta di quell'aporia demente e insufficiente - la recita dell'egida cadente, la svista dei molteplici punti e virgola di vista, l'apostrofo di oroscopi fallaci e di fin troppo esatte cronache mondate del nero macilento dei silenzi.
Profondi girotondi.
Tornare indietro, certo: presunta scorciatoia sull'avanti - o stare fermi, fin quando almeno le tue labbra sono rosa, piene e morbide di gioia, e precedevi le mie malinconie facendo di pozzanghere i laghi di consenso a posteriori, conditi dell'afflato di agnizioni inaspettate.
I miei occhi chiusi.
Qual è il timore che incoraggia le mie fughe?
Quale la corda che ti scioglie?
Qual è il torto che ha ragione?
Quale perché risponde infine al come?
E quando e dove, come no.
Lo so, ma senza prove.
Con questo dovrei avere soddisfatto la sete di ruggine alle sbarre, e torno al bianco declinato nei decenni.
La fisica donata al popolo soccorre: il bianco essendo la somma dei colori, è quanto più distante dal vuoto circostante. Evidentemente non bastava.
Ricomincio e rifinisco.
Il bianco, dicevo, non è il vuoto. O perlomeno non è la sua paura.
Sa bene il fumatore che il bianco è la cartina presto piena di tabacco.
E tuttavia c'è bianco e bianco, anche a non essere creativi dell'ultimo prodotto per bucato.
Lo specchio, ad esempio, non è bianco, ma l'iride vi annega facilmente, immemore di quanto la circonda - e vorrei pure vedere quell'occhio che si guarda, teoria dell'infinito speculare senza fine e senza inizio.
Punto e a capofitto.
Dicevo, il bianco è un'altra storia, parente stretta di quell'aporia demente e insufficiente - la recita dell'egida cadente, la svista dei molteplici punti e virgola di vista, l'apostrofo di oroscopi fallaci e di fin troppo esatte cronache mondate del nero macilento dei silenzi.
Profondi girotondi.
Tornare indietro, certo: presunta scorciatoia sull'avanti - o stare fermi, fin quando almeno le tue labbra sono rosa, piene e morbide di gioia, e precedevi le mie malinconie facendo di pozzanghere i laghi di consenso a posteriori, conditi dell'afflato di agnizioni inaspettate.
I miei occhi chiusi.
Qual è il timore che incoraggia le mie fughe?
Quale la corda che ti scioglie?
Qual è il torto che ha ragione?
Quale perché risponde infine al come?
E quando e dove, come no.
Lo so, ma senza prove.
Tuesday, May 21, 2013
Pretese attese
Aspettando un moto carsico o una pioggia di meteore che spazzi via l'inutile ciarpame che, pur centellinando, ho sin qui disseminato, rispolvero una lunga attesa ripagata appieno.
Sei anni, da un certo punto in poi, sono più o meno come ieri, ma questo è l'intervallo che separa Era Vulgaris da ...Like Clockwork: ... Come l'olio, tradurremo a braccio. Ed è appropriato.
Di tutto il furore abrasivo generosamente erogato, con minime quanto gustose variazioni, nella vita precedente dei Queens of the Stone Age, qui non vi è che la sottotraccia appena udita in qualche riff, in qualche effetto o in qualche stop&go.
La saturazione si raggiunge più con i colori che con le pietre, e immagino che facilmente alcuni resteranno a bocca asciutta.
Non del tutto a torto, se si è incrollabilmente fautori del tutto e subito, ma due obiezioni vanno poste senz'altro: l'esperienza matura/ta via Them Crooked Vultures, che già lasciava presagire smussamenti e limature da un lato; e dall'altro la non chimerica speranza che Mr. Homme, innegabilmente coagulo di questa mirabile e mutevole entità, saprà virare ancora, tra sei mesi o anni o lustri, verso scogliere qui doppiate con maestria, e stuprare i nostri timpani assetati.
Per intanto, la sua voce che, negli anni, ci ha incantato sempre più, svettando finanche sulle rasoiate delle sue improbabili chitarre: che gli dei ce lo conservino.
Thursday, May 16, 2013
Sunday, May 12, 2013
Un po' come la coppia, quando litiga...
... e appena troppo tardi capisci quanto è tardi per capire. Sarà dovuto a quello che non mitiga la chimica, quei cardi a vedersi così belli eppure pungono, parole sparse al vento che semina gramigna, la gioventù bucata e l'altra spada, ma vedi - quale che sia il modello dell'atomo prescelto, è sempre troppa o troppo poca l'energia, digrignano orbitali paralleli, concentriche minacce di carezze non intese, variabili diamesiche perdute nell'ipostasi del tuo caduco amore.
Perché la guerra è necessaria, ma non sufficiente, risposta errata alla domanda giusta o magari viceversa - di fatto e senz'appello, ingiusta, insufficiente, inutile e perversa.
Perché la guerra è necessaria, ma non sufficiente, risposta errata alla domanda giusta o magari viceversa - di fatto e senz'appello, ingiusta, insufficiente, inutile e perversa.
Un po' come la somma di tante mezze vite, che mai faranno una.
Thursday, May 09, 2013
It won't die
L'esatta percezione dei fetori
al cambio di stagione
e tutte le parole altrui,
il predicare dei periodi bui,
il tenue gelsomino soffocato,
l'afrore di profumi dozzinali,
le tacite dozzine maciullate,
la turgida cagnara -
tirannide di codici genetici
con cui non fare i conti
all'ombra di semiotiche cadenti.
al cambio di stagione
e tutte le parole altrui,
il predicare dei periodi bui,
il tenue gelsomino soffocato,
l'afrore di profumi dozzinali,
le tacite dozzine maciullate,
la turgida cagnara -
tirannide di codici genetici
con cui non fare i conti
all'ombra di semiotiche cadenti.
Monday, May 06, 2013
Perché vorrei pure raccontare...
... ma tempo addietro ho appeso i fogli al chiodo, o la penna al muro, o quello che vi pare.
Occorrerebbe, sembra, fornire una cornice qualsivoglia, riferimenti sparsi, punti cardinali o quantomeno di partenza.
Come fare.
Andrea Pazienza?, la sua zoommata in "Un'estate"?, il cemento di chi ricorda ancora i fastigi verdeggianti del grigio cementizio delle estati solitarie?, il lento accumularsi del lessico avvenire?
Basta là.
Talune radio ripetono vinili mai graffiati - lanuggine del tempo accumulato.
Noialtri siamo "fortunati": basta lo specchio, e siamo vecchi a sufficienza.
Anche di più.
Le troppe morti accumulate nel cammino della vita ridonano emozioni, o almeno mute eco delle stesse, quanto occorre a presentire il pallido avvenire delle lune storte.
Facciamo un passo indietro.
Facciamo finta che ci sia una sola lingua.
Allora non occore dire quanti anni sono andati sotto i ponti - la fisica distanza, a volte, si confonde con la flebile continuità binaria, e il web aiuta: gli amici sono amici sono amici sono amici. E ritrovarsi a lustri di distanza non si tinge di finte simiglianze, il tempo passa e trita, maciulla, frantuma vicinanze e dona lontananze inopinate, o forse presentite.
O mai dimenticate.
Basta poco, se va bene.
Altrettanto, se va male.
Ma non confondiamo i piani.
Vengo qui a dipingere l'acuto alternativo del tuo cipiglio bruno, il chiodo conficcato in molteplici pareti delle tue pupille luminose ancorché nere come notti sconosciute, il tuo sorriso sbilenco e lampeggiante sottintesi sempre esplicitati da rapide battute - quello che sapevo, quello che mi mancava, un altro me, magari, ma non solo.
Il tenue tepore di una tavola imbandita di ataviche emozioni senza nome, lo scambio analfabeta di titoli e raggiri, un altro giorno.
Dico: è stato bello.
Ma poi ti chiedo: vedesti come me quei movimenti fluidi, precisi e senza tempo di colei, dirimpettatia senza nome e senza volto, che giungeva alla finestra dal vetro zigrinato aperto quanto basta, il palmo della vita, sfilarsi le mutande prima a destra e poi a sinistra, il braccio liberato troppo tardi per depennare l'attimo della visione triangolare e senza tempo?
Non te l'ho chiesto allora per non rovinare l'attimo, per non sporcare l'assoluto con trite battute da voyeur d'accatto - quali sarem(m)o ma non siamo: che perfezione a colmare perfezione.
È stato bello.
Occorrerebbe, sembra, fornire una cornice qualsivoglia, riferimenti sparsi, punti cardinali o quantomeno di partenza.
Come fare.
Andrea Pazienza?, la sua zoommata in "Un'estate"?, il cemento di chi ricorda ancora i fastigi verdeggianti del grigio cementizio delle estati solitarie?, il lento accumularsi del lessico avvenire?
Basta là.
Talune radio ripetono vinili mai graffiati - lanuggine del tempo accumulato.
Noialtri siamo "fortunati": basta lo specchio, e siamo vecchi a sufficienza.
Anche di più.
Le troppe morti accumulate nel cammino della vita ridonano emozioni, o almeno mute eco delle stesse, quanto occorre a presentire il pallido avvenire delle lune storte.
Facciamo un passo indietro.
Facciamo finta che ci sia una sola lingua.
Allora non occore dire quanti anni sono andati sotto i ponti - la fisica distanza, a volte, si confonde con la flebile continuità binaria, e il web aiuta: gli amici sono amici sono amici sono amici. E ritrovarsi a lustri di distanza non si tinge di finte simiglianze, il tempo passa e trita, maciulla, frantuma vicinanze e dona lontananze inopinate, o forse presentite.
O mai dimenticate.
Basta poco, se va bene.
Altrettanto, se va male.
Ma non confondiamo i piani.
Vengo qui a dipingere l'acuto alternativo del tuo cipiglio bruno, il chiodo conficcato in molteplici pareti delle tue pupille luminose ancorché nere come notti sconosciute, il tuo sorriso sbilenco e lampeggiante sottintesi sempre esplicitati da rapide battute - quello che sapevo, quello che mi mancava, un altro me, magari, ma non solo.
Il tenue tepore di una tavola imbandita di ataviche emozioni senza nome, lo scambio analfabeta di titoli e raggiri, un altro giorno.
Dico: è stato bello.
Ma poi ti chiedo: vedesti come me quei movimenti fluidi, precisi e senza tempo di colei, dirimpettatia senza nome e senza volto, che giungeva alla finestra dal vetro zigrinato aperto quanto basta, il palmo della vita, sfilarsi le mutande prima a destra e poi a sinistra, il braccio liberato troppo tardi per depennare l'attimo della visione triangolare e senza tempo?
Non te l'ho chiesto allora per non rovinare l'attimo, per non sporcare l'assoluto con trite battute da voyeur d'accatto - quali sarem(m)o ma non siamo: che perfezione a colmare perfezione.
È stato bello.
Saturday, April 27, 2013
Diario
Ho vissuto a lungo nei pressi di un fiume.
Puzzava e puzza da morire.
Putrefazione e chimica industriale.
Ma solo a raccattare sassi nei suoi pressi, ad otto anni o giù di lì, credendoti una giovane marmotta a caccia di pepite.
Se no, nei lustri successivi, è appena il suono delle notti insonni, il cemento baciato dalla luna, il lento respiro dei cetacei che crepano in silenzio.
Tra l'una e l'altra sponda, tra un taglio di capelli e l'altro, ti imbatti ignaro in questo tizio, sul finire del secolo passato - e non capisci un cazzo di quello che sussura, non gli conosci età, sai solo che da troppo tempo è morto, e tu dormivi.
Ma il tempo dispari fa i conti coi tuoi pari
e facilmente gli archi sono ponti
alle vertigini del tuo deambulare.
È primavera quando senti fame e sete, e il verde un buco nero nei ricordi.
Puzzava e puzza da morire.
Putrefazione e chimica industriale.
Ma solo a raccattare sassi nei suoi pressi, ad otto anni o giù di lì, credendoti una giovane marmotta a caccia di pepite.
Se no, nei lustri successivi, è appena il suono delle notti insonni, il cemento baciato dalla luna, il lento respiro dei cetacei che crepano in silenzio.
Tra l'una e l'altra sponda, tra un taglio di capelli e l'altro, ti imbatti ignaro in questo tizio, sul finire del secolo passato - e non capisci un cazzo di quello che sussura, non gli conosci età, sai solo che da troppo tempo è morto, e tu dormivi.
Ma il tempo dispari fa i conti coi tuoi pari
e facilmente gli archi sono ponti
alle vertigini del tuo deambulare.
È primavera quando senti fame e sete, e il verde un buco nero nei ricordi.
Saturday, April 20, 2013
Matrix
Ma senz'alcuna pillola le cose
semplicemente accadono,
sorridi quando credi di crepare,
insistono le suocere,
le vipere sdentate ed i facoceri,
i numeri sommati ad altri zeri
l'altroieri,
ti giri sul cuscino ma non c'eri,
dimentichi la soma dei poderi
e tutta quella polvere
si accumula sul tuo desiderare,
le foglie di un monotono
domani seppellito tra le rose.
semplicemente accadono,
sorridi quando credi di crepare,
insistono le suocere,
le vipere sdentate ed i facoceri,
i numeri sommati ad altri zeri
l'altroieri,
ti giri sul cuscino ma non c'eri,
dimentichi la soma dei poderi
e tutta quella polvere
si accumula sul tuo desiderare,
le foglie di un monotono
domani seppellito tra le rose.
Saturday, March 02, 2013
Ferite
Poi tetra cade l'ora in cui non credi,
l'accumulo silente del cuculo,
il nido delle vipere accudite
e mai sfamate;
Segue l'amplesso,
il tempo senza tempo in cui sei fesso,
quel trito ritornello senza tregua,
né logica che segua:
perduto in una stanza senza arredi.
l'accumulo silente del cuculo,
il nido delle vipere accudite
e mai sfamate;
Segue l'amplesso,
il tempo senza tempo in cui sei fesso,
quel trito ritornello senza tregua,
né logica che segua:
perduto in una stanza senza arredi.
Friday, February 15, 2013
Ri-mando
dei taciti consensi di un altrove,
di ogni dove
Vorrei tacerti a volte del mio dove,
dei plurimi dissensi degli amici,
dei tuoi mici
E taccio intanto perso nell'incanto.
Tuesday, February 05, 2013
(...)
Vento inutile
I panni non asciugano,
ferisce ogni goccia come chiodo
e quello che non odo
fu già detto,
dimenticato a un tratto,
e questa fame
di cane bastonato senza posa
non riposa,
spirale del non detto eppure udito,
parentesi non chiusa -
che vale far le fusa
a tempi alterni
se rimaniamo fermi.
[Perché certi giorni sono come i brani di costoro: dolciastri, inutili e irritanti - ma qualcosa va salvato, coccolato, ricordato].
I panni non asciugano,
ferisce ogni goccia come chiodo
e quello che non odo
fu già detto,
dimenticato a un tratto,
e questa fame
di cane bastonato senza posa
non riposa,
spirale del non detto eppure udito,
parentesi non chiusa -
che vale far le fusa
a tempi alterni
se rimaniamo fermi.
[Perché certi giorni sono come i brani di costoro: dolciastri, inutili e irritanti - ma qualcosa va salvato, coccolato, ricordato].
Saturday, February 02, 2013
Breviario dei vizi
La lenta soluzione dei peccati,
tornare sui tuoi passi -
sulle tue stesse merde.
La pioggia batte sulla lingua asciutta
e l'adipe del tempo
(aoristo del già detto e del già visto).
Ti penso senza avere il tuo consenso.
tornare sui tuoi passi -
sulle tue stesse merde.
La pioggia batte sulla lingua asciutta
e l'adipe del tempo
(aoristo del già detto e del già visto).
Ti penso senza avere il tuo consenso.
Monday, November 05, 2012
Peerformance
C'è dunque questo cielo un po' indeciso, ma sostanzialmente cupo. Il freddo è nella norma, la luce una flebile promessa. Qualche goccia trova un varco tra le raffiche di vento, e infine i vetri alle finestre.
Sarebbe lunedì, ma ha poco senso.
Viene da chiedersi, alle volte, se il fiume s'inabissi prima della foce. Se tutto ciò sia un bene o un male - o solo quello che è. Forse una spezia, l'essenziale. Lo stare sempre in bilico su nebulose ipotesi.
Gli alti e i bassi, ancora meno senso.
Eppure si conservano le chiavi. Trovate, rubate, regalate. A volte apri, a volte chiudi a più a mandate. Ed altre ancora forzi serrature inappropriate. Ma forse avrai imparato a camminare piano.
Wednesday, October 31, 2012
Poorformance
I vetri delle imposte sbadigliano lanugini bianchicce, la stufa fa le fusa, io fumo come sempre e conto i panni da lavare.
Mi trovo qui perché succede, perché bisogna compiere quei passi altalenanti sul trito acciottolato di stagioni alterne, perché lo voglio anche se fa male.
Finalmente cade il freddo, e non fa rumore alcuno.
Accade invece che talvolta mi rilegga, e la cacofonia si fa pressante, urgente, quadrupedante e tutto. Dimentico occorrenze, ricordo ricorrenze e penso a tempi alterni.
Volevo dimezzarmi per fare due più due, ma succedeva troppo tempo fa, e adesso cade il freddo, le note si susseguono indefesse e quanto conta non importa affatto.
C'è troppo non vissuto negli angoli perduti, troppo ciarpame accumulato da buttare e la bilancia, vedi, è sempre in pari.
Cade il freddo, ma se ti stringo forte stiamo in piedi.
I lividi ci dicono chi fummo: chi siamo o chi saremo è un'altra storia.
Tendi le mani, un'altra vanagloria.
Tuesday, October 16, 2012
Tuesday, September 25, 2012
Back to Minefield
Né poi si può difendere l'errore,
l'ignoto panorama che si scorge
nel trito susseguirsi delle ore,
se appena l'indifeso fianco porge
la parola, scintilla delle forge
e nota cantilena del sudore
all'ombra di quel sole che non sorge,
se negli anfratti dura quell'odore.
Cade così la tegola del poi
a frantumare il prima ed il durante
e già dimentichiamo ciò che vuoi,
la tarda sera, la stagione errante,
l'inane e stanco incedere dei buoi:
la pelle tesa a cogliere l'istante.
l'ignoto panorama che si scorge
nel trito susseguirsi delle ore,
se appena l'indifeso fianco porge
la parola, scintilla delle forge
e nota cantilena del sudore
all'ombra di quel sole che non sorge,
se negli anfratti dura quell'odore.
Cade così la tegola del poi
a frantumare il prima ed il durante
e già dimentichiamo ciò che vuoi,
la tarda sera, la stagione errante,
l'inane e stanco incedere dei buoi:
la pelle tesa a cogliere l'istante.
Sunday, September 23, 2012
Thursday, September 20, 2012
Il sasso degli angeli...
... per quanto sia scagliato molte volte
non genera le onde,
non muove le tue fronde
E le bobine avvolte
ripetono l'identico rumore
bianco, stanco, pervaso dell'afrore.
Se mento, vedi, allora non è vero.
non genera le onde,
non muove le tue fronde
E le bobine avvolte
ripetono l'identico rumore
bianco, stanco, pervaso dell'afrore.
Se mento, vedi, allora non è vero.
Thursday, August 30, 2012
Il sesso degli angoli
Le oscure ragioni del cemento, un po' di tempo fa, hanno portato le solerti mani di figuri che non ho memorizzato ad abbattere quel noce, che chiudeva il mio orizzonte ed apriva le stagioni.
Ora vedo meglio, nelle notti serene di xilografie lunari, il muretto di cemento che costeggia la strada di là dal fiume. Biancheggia come le creste delle onde del mare, testimone di ricordi appiccicati ad altre strade, altri muretti, altre lune e altro cemento.
La luna, quando c'è, si dilapida nell'ansa del fiume. Se va bene, non ci saranno urla, ma il bianco che si stempera nel nero, il bianco che si muove stando fermo, il nero del domani da scrutare.
Ora vedo meglio, nelle notti serene di xilografie lunari, il muretto di cemento che costeggia la strada di là dal fiume. Biancheggia come le creste delle onde del mare, testimone di ricordi appiccicati ad altre strade, altri muretti, altre lune e altro cemento.
La luna, quando c'è, si dilapida nell'ansa del fiume. Se va bene, non ci saranno urla, ma il bianco che si stempera nel nero, il bianco che si muove stando fermo, il nero del domani da scrutare.
Friday, August 17, 2012
Unanswered
Quasi come chiudersi
la mano nel portone,
e tergere le gocce
rubiconde
ad occhi obliqui - meglio sarebbe
dire: vacui.
Ma dissi molte cose.
In primis:
che sono un orso bibolare
(- e se non ho il ©,
poco ci manca);
che l'aria varia,
ma tacciono le ventole dell'anima;
che chiedi e non ottieni,
e che mantieni a quattro mani;
che non sei qui,
né a ben vedere lì;
che dirsi ciao
vale un addio
o consimile bestemmia
in terza rima;
e ancora prima -
ma dunque evviva:
è solo prosa presa
per tacere.
***
E allora:
la mano nel portone,
e tergere le gocce
rubiconde
ad occhi obliqui - meglio sarebbe
dire: vacui.
Ma dissi molte cose.
In primis:
che sono un orso bibolare
(- e se non ho il ©,
poco ci manca);
che l'aria varia,
ma tacciono le ventole dell'anima;
che chiedi e non ottieni,
e che mantieni a quattro mani;
che non sei qui,
né a ben vedere lì;
che dirsi ciao
vale un addio
o consimile bestemmia
in terza rima;
e ancora prima -
ma dunque evviva:
è solo prosa presa
per tacere.
***
E allora:
Sunday, August 12, 2012
I bianchi fogli
Sono vetusto
all'apice del pedice più angusto
e non mi segui
i boschi cedui
ormai soltanto un flebile ricordo
oscuro fiordo
parlammo a tempo debito dei cani
o di altri piani
ma cos'altro
nell'antro del non detto il poco tace
e non ridona pace
a questi sensi
e ciò che pensi
la pagina voltata
la vita ripetuta e già gualcita
è un naufrago aggrappato sugli scogli.
all'apice del pedice più angusto
e non mi segui
i boschi cedui
ormai soltanto un flebile ricordo
oscuro fiordo
parlammo a tempo debito dei cani
o di altri piani
ma cos'altro
nell'antro del non detto il poco tace
e non ridona pace
a questi sensi
e ciò che pensi
la pagina voltata
la vita ripetuta e già gualcita
è un naufrago aggrappato sugli scogli.
Wednesday, August 08, 2012
Agosto dopo agosto dopo agosto...
Questo bastardo va avanti da anni, e ne avrà scritte anche di migliori, ma questa qua sotto mi fulminò di primo acchito e non la smette.
Quando l'incipit ti prende a ceffoni, ti molla lì come uno scemo e poi ritorna, così, tanto per ribadire il concetto...
Quando l'incipit ti prende a ceffoni, ti molla lì come uno scemo e poi ritorna, così, tanto per ribadire il concetto...
Wednesday, July 04, 2012
La traiettoria dei fuochi d'artificio
L'ignobile eleganza
del ladro malcelato negli anfratti
la danza ponderata di assassino
la cura impercettibile e discreta
con cui ripone l'arma
grondante ancora del bottino estremo
Ho creduto al mio tempo
alla frana dell'istante violento
eppure se mi fermo ancora vedo
la gioia dei binari
la loro folle corsa parallela
il tremulo orizzonte di un sorriso
la crepa che disvela all'improvviso.
del ladro malcelato negli anfratti
la danza ponderata di assassino
la cura impercettibile e discreta
con cui ripone l'arma
grondante ancora del bottino estremo
Ho creduto al mio tempo
alla frana dell'istante violento
eppure se mi fermo ancora vedo
la gioia dei binari
la loro folle corsa parallela
il tremulo orizzonte di un sorriso
la crepa che disvela all'improvviso.
Wednesday, June 20, 2012
Streampunk (#1?)
È facile e ad un tempo complicato
e non soddisfa
in ogni caso
smontare il meccanismo
contare tutti i denti in un sorriso
o dirsi ciao.
Che sia arzigogolata o inopportuna
è data la domanda
e ignota la risposta.
Per fortuna.
e non soddisfa
in ogni caso
smontare il meccanismo
contare tutti i denti in un sorriso
o dirsi ciao.
Che sia arzigogolata o inopportuna
è data la domanda
e ignota la risposta.
Per fortuna.
Saturday, June 16, 2012
Teoria [R.i.P.]
La lunga estate calda non perdona
e quanto conta
non importa più di tanto
se non ti ho conosciuta che di notte,
sole bianco,
versione inopinata dell'ambage
e bianche tende,
sapori di grammatiche perdute
o troppo a questo volgo risapute.
Poi dicono che il riso è della scimmia.
e quanto conta
non importa più di tanto
se non ti ho conosciuta che di notte,
sole bianco,
versione inopinata dell'ambage
e bianche tende,
sapori di grammatiche perdute
o troppo a questo volgo risapute.
Poi dicono che il riso è della scimmia.
Wednesday, May 30, 2012
Almost Glue
Spendemmo a tempo debito fortune
ed era gratis
Le regole taciute tra le dune
e l'amor fatis
Ma basta
Concedimi la tregua del domani
e torna presto
Giocammo con la bocca e con le mani
e dentro il cesto
lievita non vista la tua pasta.
ed era gratis
Le regole taciute tra le dune
e l'amor fatis
Ma basta
Concedimi la tregua del domani
e torna presto
Giocammo con la bocca e con le mani
e dentro il cesto
lievita non vista la tua pasta.
Friday, May 11, 2012
Marasma
Un po' come quei cani
che incontri a notte fonda,
intenti ad abbaiare
ad un fantasma
o a correre e saltare,
inopinata ronda -
i tuoi pensieri vani.
che incontri a notte fonda,
intenti ad abbaiare
ad un fantasma
o a correre e saltare,
inopinata ronda -
i tuoi pensieri vani.
Thursday, April 19, 2012
Sensi vietati
Ti direi, se servisse, che hai ragione,
l'autunno è troppo lungo,
il traffico intasato,
a conti fatti ti ricordo un fungo,
le cose belle tutte nel passato
e quanta polvere sulle poltrone.
Scorderei, se servisse, i tuoi segreti,
i pochi, beninteso,
che non hai fatto in tempo,
tra un crampo e mollemente un braccio teso,
a mordere tra i denti nottetempo
e sulle mura danzano inquieti.
Ti darei, se servisse, la mia spalla,
parole di conforto,
o complici silenzi,
quando il coltello gira più contorto
e troppo sanno d'acido gli assenzi,
perduta tra i miasmi della stalla.
Porgerei, se servisse, le mie scuse,
pur non essendo il tarlo,
il cardine del mondo,
solo perché qualcuno deve farlo,
né importa aver girato tanto in tondo
se trovi nello specchio mille accuse.
l'autunno è troppo lungo,
il traffico intasato,
a conti fatti ti ricordo un fungo,
le cose belle tutte nel passato
e quanta polvere sulle poltrone.
Scorderei, se servisse, i tuoi segreti,
i pochi, beninteso,
che non hai fatto in tempo,
tra un crampo e mollemente un braccio teso,
a mordere tra i denti nottetempo
e sulle mura danzano inquieti.
Ti darei, se servisse, la mia spalla,
parole di conforto,
o complici silenzi,
quando il coltello gira più contorto
e troppo sanno d'acido gli assenzi,
perduta tra i miasmi della stalla.
Porgerei, se servisse, le mie scuse,
pur non essendo il tarlo,
il cardine del mondo,
solo perché qualcuno deve farlo,
né importa aver girato tanto in tondo
se trovi nello specchio mille accuse.
Tuesday, April 10, 2012
All about Evening
E tornerai sovente sui tuoi passi
Ignaro dell'infrangersi dell'onda
Dei tuoi sassi
Di tutto quanto affonda
E tacito riemerge dai trapassi.
La tua stanchezza rorida di fame
Di sete inappagata nella chiostra
Del reame
Di quello che si prostra
Avrà la consistenza delle squame.
Per altri tuttavia sarà letame.
Ignaro dell'infrangersi dell'onda
Dei tuoi sassi
Di tutto quanto affonda
E tacito riemerge dai trapassi.
La tua stanchezza rorida di fame
Di sete inappagata nella chiostra
Del reame
Di quello che si prostra
Avrà la consistenza delle squame.
Per altri tuttavia sarà letame.
Thursday, April 05, 2012
Regular Phone (in C minor)
Il passo lento ed i capelli al vento
e non domando
oppure quando
I fuochi d'artificio nell'ufficio
e non ricordo
fuoribordo
Le firme autenticate dell'amplesso
ed il tuo gesto
troppo presto
Avvenne un di' che cadde l'universo
ma non c'ero
per davvero
Cammino ancora fermo nella nebbia
e non capisci
o forse pisci
Ma doni in esclusiva la tua trebbia.
e non domando
oppure quando
I fuochi d'artificio nell'ufficio
e non ricordo
fuoribordo
Le firme autenticate dell'amplesso
ed il tuo gesto
troppo presto
Avvenne un di' che cadde l'universo
ma non c'ero
per davvero
Cammino ancora fermo nella nebbia
e non capisci
o forse pisci
Ma doni in esclusiva la tua trebbia.
Wednesday, January 25, 2012
Thursday, December 22, 2011
Dedicafonico
Poi, come sempre, verrò meno alle promesse, premesso che nemmeno ho ancora aperto bocca.
E poi ancora, a dirla tutta e a ber la frutta, il ballatoio n. 5 eccede di un nonnulla l'ennesimo condono.
Quanto basta a far la pasta scotta.
Eppure.
E poi ancora, a dirla tutta e a ber la frutta, il ballatoio n. 5 eccede di un nonnulla l'ennesimo condono.
Quanto basta a far la pasta scotta.
Eppure.
Wednesday, December 21, 2011
Dedica
Sarebbe dunque questo il redirect del mio vecchio - e primo, e solo - blog. Se mai fu tale.
Avrei voluto lì postare un semplice colpo di coda, "Ghosts of Dachau" degli Style Council.
Un po' perché cercavo di parlarne a un tale, poco fa; un po' perché sono due accordi o poco più, ma tanto basta; un po' perché - ma via.
La domanda della sera - più propriamente notte - verterebbe sull'arredamento: da intendersi interiore/metaforico o esteriore/letterale; cosa/quando/dove sei, fosti, sarai.
E chi.
Spazzatura. Dittatura. Semplice impostura.
Capisci: per quanto ampia sia la mia apertura alare, ciò che le mie piume estreme tangono è minuscolo, di fronte al tuo sorriso.
Lettore. Amante. Sangue vano che respiro ad ogni luna.
Cresco ad ogni invito che tu accetti - e muoio a passi lenti mentre corri a braccia aperte nella vita.
Questo breve, accidentale errore.
Dimenticare è imperativo - categorico l'altare dei tuoi passi
Avrei voluto lì postare un semplice colpo di coda, "Ghosts of Dachau" degli Style Council.
Un po' perché cercavo di parlarne a un tale, poco fa; un po' perché sono due accordi o poco più, ma tanto basta; un po' perché - ma via.
La domanda della sera - più propriamente notte - verterebbe sull'arredamento: da intendersi interiore/metaforico o esteriore/letterale; cosa/quando/dove sei, fosti, sarai.
E chi.
Spazzatura. Dittatura. Semplice impostura.
Capisci: per quanto ampia sia la mia apertura alare, ciò che le mie piume estreme tangono è minuscolo, di fronte al tuo sorriso.
Lettore. Amante. Sangue vano che respiro ad ogni luna.
Cresco ad ogni invito che tu accetti - e muoio a passi lenti mentre corri a braccia aperte nella vita.
Questo breve, accidentale errore.
Dimenticare è imperativo - categorico l'altare dei tuoi passi
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