A vent'anni è facile ammazzarsi. Basta un accordo, che tu lo suoni o che lo ascolti, una chitarra o una tastiera vintage.
A quarant'anni, a ben vedere, è uguale.
Solo che i freni mordono di più. E inoltre, a ben vedere, tu sei più vintage del tuo garage.
Cominci a chiederti, a quel punto, quand'è che hai cominciato a chiederti perché.
Ti sembra ieri.
Per farla facile sei maschio, e allora giocoforza ad una donna tornerai - quella con cui, va da sé, non sarai stato mai.
E non le chiederai ragioni né pigioni: ti fermerai sull'uscio dell'angoscia, se va bene, e non sarai importuno, timido e gratuito.
Le volte, le troppe volte che hai ceduto non è servito ad altro che all'ipertrofia del nulla, né quindi cerchi culla alcuna al tuo parlare invano.
E d'altra parte.
Chi potrebbe.
Chi saprebbe.
Chi vorrebbe dare fiato alla mostruosità del fato?
Nove miliardi sono fin troppo faticosi a scriversi, figurati capirli, prenderli, vederli.
Non scherziamo.
Sarebbe così bello dire tutto - ma la pelle, perdio, tutta la pelle...
Non sono mai riuscito a scrivere un diario.
Invece ci riesci benissimo... è un diario dell'anima, questo :)
ReplyDeleteMi arrendo, Pearl.
DeleteQuasi una settimana e penso sempre lo stesso: il tuo commento è spiazzante.
Nel bene e nel male.
Rilancio la palla, perché dire altro sarebbe dire troppo, eppure mi "conosci"...
Beh, scusami, non replicherò :)
ReplyDeleteCiao.
LOL
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